Anghiari, borgo medievale in Valtiberina Toscana

Anghiari, borgo medievale in Valtiberina Toscana

Anghiari, borgo medievale in Valtiberina Toscana, è membro del club dei “Borghi più belli di Italia”, un elenco ufficiale di piccoli comuni che si guadagnano questo titolo non solo per le evidenti caratteristiche estetiche, ma per il loro particolare interesse storico ed artistico, perfettamente conservati nel loro tessuto urbano, con un ottimo livello di vivibilità. Anghiari ha inoltre meritato  la Bandiera Arancione, “marchio di qualità turistico ambientale del Touring Club Italiano rivolto alle piccole località dell’entroterra che si distinguono per un’offerta di eccellenza e un’accoglienza di qualità”. Infine fa parte della rete di Città Slow: piccoli comuni (citiamo dal sito ufficiale) “animati da individui curiosi del tempo ritrovato, dove l’uomo è ancora protagonista del lento, benefico succedersi delle stagioni”; comuni “rispettosi della salute dei cittadini, della genuinità dei prodotti e della buona cucina; ricchi di affascinanti tradizioni artigiane, di preziose opere d’arte, di piazze, di teatri, di botteghe, di caffè, di ristoranti, luoghi dello spirito e paesaggi incontaminati; caratterizzati della spontaneità dei riti religiosi, dal rispetto delle tradizioni, dalla gioia di un lento e quieto vivere”.

Benché fosse abitata già  in epoca romana, la prima notizia certa su Anghiari si trova scritta su una pergamena del 1084, conservata nell’archivio di Città di Castello, nella quale è nominata curte nostra de Anglare.

Inizialmente , dunque “Curtis”, cioè possedimento fortificato del signore , passò, nel 1104 per volere testamentario del feudatario Bernardino di Sidonia, ai Camaldolesi, ai quali si deve la costruzione della Badia di San Bartolomeo Apostolo. Bernardino aveva restituito la libertà ai servi e donato parte dei diritti del castello agli uomini di masnada, ex servitori entrati nelle gerarchie feudali per servigi militari resi al signore e con questo nuovo assetto sociale, Anghiari si avvia a vivere la fase del Comune i cui consoli venivano scelti, con l’appoggio del Priore di San Bartolomeo, tra le file appunto degli uomini di Masnada.

Nel 1175 a seguito di un’azione bellica degli aretini il castello di Anghiari viene distrutto. La ricostruzione ricomincia nel 1181. Appartiene  a questa fase la costruzione della seconda cinta muraria, ultimata nel 1204.

Nel 1224 San Francesco, tornando dal Monte della Verna dove aveva ricevuto le Stimmate, si fermò presso i signori di Montauto e donò al principe Alberto Barbolani la sua tonaca, oggi esposta in una cappella del Santuario della Verna. Il Santo, per incontrare il popolo si recò nel punto più alto del borgo, laddove si incontravano 3 strade  e si dice piantasse lì una croce. Da questa visita nacque la richiesta popolare di erigere in quel punto  un monastero francescano, cresciuto poi nei secoli, fino a divenire un vero e proprio borgo, chiamato appunto “Borgo della Croce”. Inoltre Alberto promise a Francesco di edificare un monastero a Montauto. Promessa mantenuta solo molto più tardi dai suoi eredi.

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In questi anni avviene anche una importante opera di bonifica del territorio ai piedi della collina, che darà l’avvio all’intensa attività agricola della Valtiberina. Nel 1259 con un accordo tra Anghiari e Sansepolcro, viene decisa la deviazione del fiume Tevere verso Sansepolcro. Con questo scambio, Anghiari guadagna l’ampliamento del contado verso la cittadina Biturgense.

Il 4 gennaio 1385 il Governo della Repubblica di Firenze sottomette Arezzo ed i suoi territori e ad Anghiari viene inviato quale rappresentante della Città un Vicario. L’evento storico al quale più di tutti Anghiari è collegata è la famosa battaglia del 29 giugno 1440, che vide schierati da una parte Firenze, Venezia e Papato, dall’altra i Milanesi guidati da Niccolò Piccinino, i quali avevano mire espansionistiche nel centro Italia.

La battaglia durò un giorno e fu vinta dai Fiorentini, che consolidarono i loro domini in Toscana.

Questa battaglia è famosa anche per aver ispirato l’opera purtroppo perduta di Leonardo Da Vinci in Palazzo Vecchio a Firenze e di cui restano alcuni studi del Maestro ed alcune copie della parte centrale dell’opera, di cui la più importante è quella di Rubens. Sono comunque in corso delle ricerche da parte della National Geografic Society per verificare l’ipotesi per la quale dietro l’affresco “la battaglia di Marciano” del Vasari si trovi ancora ciò che resta del lavoro di Leonardo.

Il periodo del Granducato Mediceo (1569-1737) vide  in tutta la Toscana una lenta  decadenza economica e culturale, che verrà superata solo nel Settecento con il governo illuminato di Leopoldo  I di Lorena. Per citare solo alcuni esempi, Leopoldo iniziò l’opera di bonifica della Val di Chiana, fondò l’ Accademia dei Georgofili, razionalizzò l’agricoltura e fece della Toscana il primo stato al mondo ad abolire la tortura e la pena di morte. In questo periodo  Anghiari conferma e ulteriormente sviluppa la sua vocazione agricola ed espande i suoi confini oltre il Tevere.

Il grato attaccamento dei cittadini dell’aretino al Granducato, li porterà ad osteggiare strenuamente l’avanzata francese dell’esercito napoleonico, ma nel 1800 e fino al 1814 questi territori saranno sotto il dominio francese. Anghiari è in questa fase una cittadina bilingue, i cui  documenti vengono redatti in italiano e francese. Ancora oggi alcune espressioni dialettali o toponimi ricordano queste influenze linguistiche (alò da allons-andiamo o il Parterre, nome con cui gli Anghiaresi chiamano la terrazza prospiciente la valle, costruita proprio nel periodo napoleonico).

Dopo le vicende napoleoniche e quelle delle Restaurazione, che videro in Toscana il ritorno del Granducato dei Lorena,  Anghiari partecipa attivamente al Risorgimento:  offre un cospicuo numero di garibaldini ( i nomi dei quali si possono ancora leggere nella stele sul fianco del Tempio Votivo ai Caduti, in piazza IV Novembre)  e  si conosce l’esistenza di un vivace circolo mazziniano.

Infine, con il plebiscito dell’11 e 12 marzo del 1860 Anghiari vota la sua adesione al regno di Sardegna.

L’economia di Anghiari oggi si basa, oltre che sull’agricoltura ed il turismo, sulla tradizione artigianale. In particolare del restauro del mobile antico, della tessitura (conosciuti in tutto il mondo sono i tessuti BUSATTI) , dei manufatti in vimini e della lavorazione orafa.